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Una vasta platea di autorità, rappresentanti politici e istituzionali e giornalisti ha fatto da cornice oggi pomeriggio, al Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, all’annunciata firma del Protocollo d’Intesa tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste e Autorità Portuale di Trieste “per la valorizzazione delle aree già facenti parte del compendio del Porto Vecchio di Trieste”.
Hanno sottoscritto il documento il Capo del Governo in carica, la Presidente della Regione, il Sindaco di Trieste e il Commissario dell’Autorità Portuale. Alla firma ha assistito anche, quale principale “parte in causa” direttamente interessata ad aspetti rilevanti dei progetti di valorizzazione, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Da rilevare che il Protocollo, che si richiama a tutte le azioni fin qui svolte per la sdemanializzazione e quindi l’individuazione delle aree e degli immobili che saranno trasferiti al Comune di Trieste in vista del loro recupero e riuso in varie direzioni da stabilire (attraverso il prossimo Piano strategico, n.d.r.), e nel fare ampio riferimento allo stanziamento di 50 milioni approvato dal CIPE il 1 maggio u.s. (compreso nel Piano Cultura e Turismo proposto dal competente Ministero con provvedimenti a favore di varie località italiane), interviene a postulare due importanti principali “novità”, nell’ottica del sostegno a un’operazione così vasta e complessa ma anche dell’ineluttabilità e irrevocabilità politica di tale scelta – ritenuta “strategica” non solo su un piano locale ma anche regionale e financo di portata nazionale – e, quindi, della volontà di velocizzarne il percorso (“la strategicità dell’intervento impone che il medesimo debba essere attuato in tempi certi, per assicurare sia il corretto utilizzo delle ingenti risorse a disposizione che il raggiungimento delle finalità previste”, cfr. Protocollo, pag. 5).
Tali novità – che emergono con forza dal documento – sono innanzitutto l’ingresso diretto del Governo, e in particolare della stessa Presidenza del Consiglio, nell’”operazione”, e ciò tramite la costituzione di un apposito “Tavolo dei sottoscrittori” – composto appunto dagli Enti che oggi hanno sottoscritto il Protocollo, con il successivo eventuale intervento di altri soggetti ritenuti utili per competenza – il quale verrà “sempre convocato a richiesta della Presidenza del Consiglio o di almeno due delle altre Parti” (Protocollo, pag.7, Art. 5).
E ciò, certamente per contribuire a meglio coordinare, interconnettere, fluidificare e accelerare tutta la serie di complesse azioni e iter burocratici indispensabili dal punto di vista catastale, tavolare, fiscale, vincolistico, urbanistico, infrastrutturale e finanziario (cfr. Protocollo, pag. 6, Art. 3), ma anche – altrettanto evidentemente, ed ecco l’altro aspetto, marcatamente “politico” – per assicurare una continuità decisionale e una sorta di “non ritorno” nel mantenimento del grande Progetto anche pro futuro (anche – si può intendere – nell’eventuale formarsi di Amministrazioni di segno diverso). Infatti, in particolare all’Art. 4, il Protocollo prevede “fattispecie di inosservanza degli impegni assunti” imputabili a eventuali casi di “inerzia, omissione, ritardi ingiustificati, attività ostative”, con conseguenti inviti a sanare la situazione fino – in caso di inottemperanza – all’”esercizio del potere sostitutivo previsto dall’ordinamento vigente”. Nella stessa “linea” il Protocollo prevede anche sia la durata in carica del Tavolo, sia la validità del Protocollo stesso “fino al completamento dei progetti e delle azioni previsti dal medesimo” (pag. 8, Artt. 5 e 6); ovvero, in altri termini, fino alla “piena attuazione degli obiettivi fissati dall’articolo 1, commi 618 e 619, della Legge 23.12.2014, n.190” – cioè dai noti emendamenti alla Legge di Stabilità 2015 da cui tutto ebbe origine, prevedenti lo spostamento del Punto Franco e la sdemanializzazione del Porto Vecchio, avviato verso un nuovo destino urbanistico – (cfr. Protocollo, Art. 2).
In sostanza, sulla strada della sdemanializzazione, recupero, riqualificazione e riuso del Porto Vecchio gli odierni “sottoscrittori” – dal Capo del Governo fino al Comune, passando per Regione e Autorità Portuale – non prevedono alcuna “marcia indietro”, neppure futura, fino al conseguimento del completamento dell’”Opera”.
In tale direzione sono andati naturalmente anche i quattro interventi che si sono tenuti subito dopo la firma (nell’ordine: Sindaco, Commissario del Porto, Presidente della Regione e Presidente del Consiglio), dove sono stati anche sottolineati il carattere europeo della città; i molteplici vantaggi strutturali e i progressi conseguiti dal nostro Porto specialmente quale scalo dotato di collegamenti ferroviari internazionali diretti e quotidiani;, l’opportunità di rimettere tutta la città in movimento; e – infine – la necessità di lavorare con grande concretezza sia per l’ulteriore rafforzamento del Porto che per valorizzare anche economicamente un “waterfront” che, per la sua bellezza, trova pochi possibili paragoni in Europa.
COMTS – FS
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Quesito n. 1
Si richiede se quanto indicato nel paragrafo “altre informazioni” e nello specifico: i concorrenti stabiliti negli altri Stati di cui all’art.